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Nel segno di       Caballero
 

 

  • ISBN 978-88-6667-161-9

  • Editore: Lupo

  • Pagine: 320

  • Dimensioni: 13,5 X 21 cm

  • Genere: Romanzo

  • Data pubblicazione: 2014

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SINOSSI

 

A distanza di due decenni dall’ultima aggressione di serpi assassine, irrompe a Verdad un rettile di inaudite proporzioni, il suo nome è Caballero e per dieci lunghi giorni sconvolgerà la quiete di tutti gli abitanti. A gestire l’invasione è il comandante Estevano, capo del governo e del corpo militare, uomo debosciato e corrotto a tal punto da divenire oggetto di ricatto da parte di un gruppo di prostitute. Donna Esmeralda è la loro madrina, le ospita in una locanda divenuta teatro grottesco di ogni servigio sessuale a favore della classe dirigente paesana, parroco compreso.
Caballero invade il villaggio dopo una messa e morde Italia, bambina già provata dalle malformazioni natali. La popolazione va in subbuglio e il corpo militare è costretto a programmare la caccia al rettile. Vi prende parte anche Maximinho, capo dell’opposizione governativa ed esperto cacciatore di serpi, ma lo fa in autonomia. Nel frattempo la bestia uccide due altri bambini e poco valgono le disperate denunce di Marquinho Trabajo, memoria storica del villaggio. 
In un microuniverso polveroso, dove si succedono politica, prostituzione minorile, scaramanzie, folklore, corruzione e sconcezze estreme, Semeraro serve una caustica metafora berlusconiana trascinando il lettore nel vivo dei paradossi che hanno contraddistinto il nostro Paese.

 
Con una nota a cura
di 
Shel Shapiro

 

 

"Provo grande invidia per chi é capace di scrivere un libro, perché io non sarei in grado di farlo particolarmente bene. Quando poi trovo qualcuno che oltre a scrivere davvero bene mi induce a riflettere, a ragionare, la mia invidia diventa una specie di rabbia mal controllata, mal nascosta. È il caso di Daniele Semeraro: lui mi fa incazzare proprio tanto. Perché ha scritto un libro bello, divertente, acuto e ironico, contemporaneamente cattivissimo, una fotografia impietosa di tutto quello che non va nella nostra società e di conseguenza nelle nostre vite. Lo ha fatto in maniera sottile, senza mai scattare la foto. Di questo, di quanto sia spietata l’immagine finale, te ne accorgi solamente quando hai finito di leggere.

Perché la cosa strana di questo romanzo è che non parla di noi, ma di un mondo immaginario, di un altro pianeta, un’altra epoca. Un universo di mostri e animali puzzolenti, sanguinanti. Di un altro "noi", insomma. Un microcosmo che però non fatichiamo minimamente a credere reale, perché siamo già stati là, in una specie di gigantesco "time - warp" di cui avevamo già sentito l'odore, la puzza e la sensazione gelida di disagio sulla pelle. L’imbarazzo di non aver reagito abbastanza alla contaminazione quando sapevamo bene cosa stava succedendo.

É un racconto? É un libro politico? É un libro sulla società? Sicuramente sì.

Ma non é un gioco di società!

Conosciamo questa storia purtroppo a memoria, ma non ci era mai stata raccontata così.

Io sono stato contaminato. Lo sarete anche voi?

Quando l'avrete letto ne riparliamo".

 

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