top of page
Scrivere polvere
 
  • ISBN 978-88-96694-63-3

  • Editore: Lupo

  • Collana: Incipio (Diretta da Michelangelo Zizzi)

  • Pagine: 204

  • Dimensioni: 17 X 12 cm

  • Genere: Romanzo

  • Data pubblicazione: 2011

 

SINOSSI

 

Romanzo geografico ambientato a Cisternino, Valle d'Itria, negli anni del dopoguerra, tra le macerie dei luoghi e delle anime, ulivi secolari, vigneti e campi incolti. I suoi colori sono il bianco della polvere e dei muri dipinti a calce, il nero dei lutti ed il ruggine della terra. 
In una Puglia crepuscolare, fatta di trulli divelti, chiese sconsacrate e masserie abbandonate, si rincorrono i destini dei due protagonisti: una tarantolata muta e un povero balbuziente senza nome. Una pizzica verace e non folklorica dona ad essi un ritmo delirante per sfuggire alla propria condizione di reietti della società: il tempo ossessivo, frenetico, brutale della danza pareggia la brama di perdersi ognuno nella maledizione dell´altro. Una brama edificata su fragili fondamenta, quelle del dolore e della rassegnazione, sentimenti atavici, questi, che tesseranno la tela del fato nella quale finiranno per cadere le loro esistenze. E nel silenzio più cupo si consumerà il loro ultimo sacrificio. 
Una storia 'vintage' dai risvolti cristici, in cui unico filo conduttore risulterà essere l'agghiacciante fragilità della mente umana e dell'esistenza stessa, condannata a seguire lo stesso, identico destino dei segni tracciati sulla polvere dal protagonista.

 

RECENSIONI

   E

INTERVISTE

Please reload

 

LA PREFAZIONE 

DI 

COSIMO

ARGENTINA

 

 

 

Bevo vino rosso e guardo fuori il paesaggio tormentato della Brianza. 

È domenica e ho appena finito di leggere il romanzo di esordio di Daniele… Daniele Semeraro.
Scrivere polvere è un romanzo piccolo, strano, gibboso, contorto, fastidioso, da prendere a calci in bocca proprio come il suo personaggio narrante, come il Poeticchio, come quell’anima fottuta di Maria, come il mondo fritto, sudato e unto della pizzica, come gli animali che affollano questa storia.
Bevo un altro sorso di vino e penso che questo ragazzo ha un talento oscuro che nasconde dietro la faccia da bravo figlio di buona famiglia, e penso che c’è una lucida follia che attraversa il suo cranio irrisolto nel momento in cui si siede davanti ad un PC e scrive la storia che non so da quanto tempo trascina nella sua mente. Ci sono narratori del genere: i miei preferiti. Poi ci sono scrittori tecnicamente ineccepibili. Ci sono i professionisti della parola. I millantatori del verbo. I cuochi di romanzi. Le puttane della narrativa. Ci sono gli intellettuali e ci sono gli scrittori incapaci di narrare ma forti, fortissimi nel reggere la pagina. Non mi piacciono gli scrittori. A me piacciono i narratori. I maniscalchi delle storie. Avevo promesso a Daniele che avrei letto il suo libro e poi avrei deciso se scrivere due righe di prefazione o meno. All’inizio ho stentato a entrare nella storia e stavo per chiamarlo e dirgli che non se ne sarebbe fatto niente. Poi, pian piano, sono finito nei suoi meccanismi acidi, nei suoi circuiti andati all’aria e mi sono immedesimato nelle storie di anime in fiamme, animali da purgatorio, folli maschere umane che danzano davanti alle chiese del nostro Sud più crepuscolare, quello dell’entroterra… un Meridione fatto di menomati e tori da monta.
Bevo un ultimo sorso di vino, osservo la pioggia e idealmente brindo a 'sto ragazzo a cui auguro di battere strade sempre nuove; strade fatte di storie, racconti e parole. Non dimenticare mai, Daniele, che una prefazione non aggiunge e non toglie nulla alla tua arte…solo tu sei l’architetto di questa delirante cattedrale che stai cercando di edificare…fallo dunque, un mattone alla volta, e porterai a casa la fragile sensazione che le cose, per quanto incasinate, possono comunque rendere un sorriso agli dèi. 

bottom of page